HERMAN MELVILLE

BILLY BUD


1.

Scritto a 71 anni, poco prima di morire, Billy Budd è ritenuta l'opera migliore di Melville dopo Moby Dick. Il tema centrale è quello consueto del conflitto tra il Bene e il Male. Mentre però in Moby Dick tale conflitto assume un valore filosofico e simbolico che trascende il tempo, in Billy Budd esso si realizza a livello interpersonale e su di uno sfondo storico che pone in luce i limiti della giustizia umana quand'essa, in nome di valori assoluti, del potere o di un bene ritenuto supremo, sacrifica degli innocenti.

La trama di Billy Budd è piuttosto semplice. Il racconto riconosce come scenario un'unità navale della marina inglese e come sfondo storico un periodo irrequieto:

"Era l'estate del 1797. Nell'aprile di quell'anno si erano avuti i moti di Spithead, seguiti in maggio da una seconda, ancora più grave, rivolta della flotta al Nore. Quest'ultimo episodio è conosciuto - senza nessuna esagerazione nell'epiteto - come il "grande ammutinamento". Era in verità una minaccia per l'Inghilterra più pericolosa di quanto non lo fossero allora i proclami del Direttorio francese con i suoi eserciti vittoriosi e il suo proselitismo. Per l'Impero britannico l'ammutinamento del Nore fu quello che sarebbe uno sciopero dei vigili del fuoco in una Londra minacciata da un incendio globale. In tale momento di crisi - nel quale il regno avrebbe ben potuto anticipare la famosa parola d'ordine che, pochi anni più tardi, avrebbe annunciato lungo il fronte delle navi da guerra quanto in quella circostanza l'Inghilterra si aspettava dagli inglesi - sui pennoni delle navi a tre ponti e delle settantaquattro all'ancora nella rada - una flotta che costituiva il braccio destro dell'unica potenza allora libera e conservatrice del Vecchio Mondo -, i marinai a migliaia innalzarono con grida di evviva i colori britannici sui quali erano stati cancellati la croce e il simbolo dell'unione: una cancellazione che trasmutava la bandiera del diritto riconosciuto e della libertà sancita nell'avversa rossa meteora della rivolta senza freni né limiti. Il giusto scontento, nato da reali motivi di lagnanza nella flotta, era divampato in un incendio irrazionale, scatenatosi dalle scintille vive che dalla Francia in fiamme erano state portate dai venti al di là della Manica."

"Il giusto scontento, nato da reali motivi di lagnanza nella flotta, era divampato in un incendio irrazionale, scatenatosi dalle scintille vive che dalla Francia in fiamme erano state portate dai venti al di là della Manica."

"Sì, la rivolta del Nore fu sedata. Ma non a tutti i torti si pose rimedio."

"Lo scontento, che aveva annunciato i due ammutinamenti, sopravviveva covando sotto le ceneri. Non era perciò irragionevole temere che si riaccendessero i disordini, in modo sporadico o generalizzato."

"Accadeva così che su molti ponti di comando serpeggiasse l'ansia. In mare si intensificarono la vigilanza e le precauzioni contro la ripresa delle sommosse. Da un istante all'altro poteva esplodere uno scontro."

Billy Budd, ventun anni, gabbiere di parrocchetto della flotta britannica, viene trasferito d'autorità da un mercantile sul quale svolge servizio, denominato dall'armatore,ammiratore della Rivoluzione francese, Diritti dell'uomo alla Bellipotent, un'unità militare della marina britannica, "una nave che, cosa non insolita in quei tempi burrascosi, era stata costretta a mettersi in mare senza essere al completo dell'equipaggio."

Billy Budd è l'incarnazione del buon selvaggio:

"Era giovane e, pur con un fisico quasi pienamente sviluppato, appariva più giovane di quanto non fosse in realtà, per un'espressione adolescente che indugiava sul volto ancora liscio, quasi femmineo nella purezza della carnagione, dove la vita di mare aveva soppresso il giglio, e la rosa faticava a fiorire attraverso l'abbronzatura."

"Plasmato in quello stampo, tipico dei migliori esemplari inglesi quando il ceppo sassone non è mescolato a quello normanno né a nessun altro, egli mostrava nel volto quell'espressione umana di serena bontà che lo scultore greco a volte impresse al forte eroe Ercole. Ma anche questa espressione era sottilmente modificata da un'altra penetrante qualità. L'orecchio piccolo e ben modellato, l'arco del piede, la curva della bocca e della narice, perfino la mano dura, di un colore bronzeo dorato come il becco di un tucano, una mano che parlava di drizze e di secchio del catrame, ma soprattutto qualcosa nell'espressione mobile e nella spontaneità dei gesti e degli atteggiamenti, qualcosa che faceva pensare a una madre singolarmente prediletta dall'Amore e dalle Grazie, tutto questo indicava in modo curioso un lignaggio in netta contraddizione con il destino toccatogli."

"Billy Budd era un trovatello, un figlio illegittimo con ogni probabilità e, ovviamente, non di umili origini. La sua ascendenza nobile era evidente come in un purosangue.

Per il resto, senza avere né poco né punto l'acume del serpente e nessuna traccia della sua saggezza, senza tuttavia essere una colomba, possedeva quel tipo e quel grado di intelligenza che va a braccetto con la rettitudine non convenzionale di una creatura umana sana, una creatura alla quale non sia stato ancora offerto l'ambiguo pomo della conoscenza. Era analfabeta; non sapeva leggere ma sapeva cantare e, al pari dell'usignolo illetterato, a volte componeva il suo canto.

Coscienza di sé pareva ne possedesse poca o nulla, o quanta possiamo ragionevolmente attribuirne a un cane San Bernardo."

"Aveva una natura semplice, non contaminata dall'ambiguità morale, non sempre incompatibile con quel prodotto plasmabile chiamato rispettabilità."

"Per indole innata e per l'influsso coadiuvante del destino capitatogli, sotto molti punti di vista Billy era poco più di un autentico barbaro, forse simile ad Adamo prima che il civile serpente gli si insinuasse al fianco. E qui a convalidare in apparenza la dottrina della Caduta dell'uomo, una dottrina oggi ignorata dalle masse, si può osservare che, quando certe virtù pristine e incorrotte caratterizzano in modo singolare qualcuno ammantato nell'uniforme esterna della civiltà, a un attento esame tali virtù, lungi dal sembrare frutto del costume e della convenzione, parranno incompatibili con essi, quasi derivassero davvero, in modo eccezionale, da un'età anteriore alla città di Caino e all'uomo inurbato. Il carattere contraddistinto da tali virtù possiede, per chi abbia un palato non corrotto, un sapore autentico, simile a quello delle bacche, mentre l'uomo impregnato di civiltà, perfino nei buoni esemplari di questa razza, ha, per quello stesso palato, l'ambiguo aroma del vino adulterato."

Tanta perfezione riconosce un solo limite:

"Il nostro Bel Marinaio aveva, sì, tutta la virile bellezza che ci si può aspettare, eppure, […] una sola cosa gli mancava. Nessun difetto visibile, invero, […]; no, ma di tanto in tanto, la possibilità di un difetto vocale. Se nell'ora del pericolo e della furia degli elementi egli era in tutto e per tutto un perfetto marinaio, tuttavia, in preda all'improvviso turbamento di una emozione, la sua voce di solito singolarmente musicale, quasi esprimesse l'armonia interiore, tendeva a manifestare una esitazione organica, un vero e proprio balbettio, se non peggio."

Il capitano della Bellipotent "l'onorevole Edward Fairfax Vere per chiamarlo con l'intero titolo - era uno scapolo sui quarant'anni, un marinaio che si distingueva perfino in tempi prolifici di famosi uomini di mare. Sebbene imparentato con l'alta nobiltà, la sua carriera non dipendeva del tutto da pressioni legate a tale circostanza. Aveva molti anni di servizio, si era impegnato in molte battaglie, dimostrandosi sempre un ufficiale attento al benessere dei suoi uomini, senza però tollerare nessuna infrazione alla disciplina."

"A parte le sue qualità di ufficiale di marina, il capitano Vere era un uomo eccezionale. A differenza di non pochi famosi marinai inglesi, il lungo e arduo servizio reso con esemplare abnegazione non aveva finito per assorbirlo e salarlo del tutto. Aveva una particolare inclinazione verso ciò che è intellettuale. Amava i libri e non si metteva mai in mare senza aver rinnovato la biblioteca, contenuta ma sceltissima Gli intervalli di ozio e isolamento, talvolta così uggiosi, che di tanto in tanto si abbattono sui comandanti perfino durante le imprese di guerra, non furono mai tediosi per capitan Vere. Privo di quel gusto letterario che si cura meno della sostanza che della forma, prediligeva i libri verso i quali per natura si volgono gli animi seri e superiori, che nel mondo occupano posti attivi e di autorità: libri che trattano di uomini ed eventi reali, non importa di quale epoca - storia, biografie, autori non convenzionali come Montaigne, che, scevri da ipocrisia e conformismo, in modo onesto e con buon senso, riflettono sulla realtà. Attenendosi a questo tipo di letture, trovava conferma ai suoi intimi pensieri - conferma che invano aveva cercato nelle conversazioni sociali, al punto che, su alcuni temi fondamentali, si erano radicate in lui certe salde convinzioni che presentiva non sarebbero mutate, finché fossero rimaste integre le sue facoltà intellettive. Considerando in quali tempi travagliati si trovasse a vivere, questo fu per lui un vantaggio. Le sue ferme convinzioni fungevano da argine contro le acque travolgenti delle nuove idee sociali, politiche e di altro tipo, che in quei giorni devastavano come un torrente non pochi animi, alcuni per natura non inferiori al suo. Mentre altri membri dell'aristocrazia, alla quale apparteneva per nascita, erano fieramente avversi agli innovatori, soprattutto perché le loro teorie erano ostili alle classi privilegiate, capitan Vere vi si opponeva in modo disinteressato, non soltanto perché gli sembravano incapaci di dare vita a istituzioni durature, ma anche perché erano incompatibili con la pace del mondo e l'autentico benessere dell'umanità."

Al buon selvaggio e all'uomo acculturato e saggio, per quanto conservatore, si contrappone un personaggio ambiguo: John Claggart, maestro d'armi "una specie di capo di polizia con l'obbligo, fra le altre mansioni, di mantenere l'ordine negli affollati ponti inferiori." Di notevole portamento ("in generale il suo aspetto e i suoi modi indicavano un'educazione e una carriera così incongrue con le sue funzioni, che, quando non vi era attivamente impegnato, lo si sarebbe detto un uomo di elevate qualità sociali e morali, il quale, per ragioni sue, mantenesse l'incognito"), Claggart ha un passato oscuro: "Fra i parrucconi dei ponti di batteria e del cassero di prua circolava la voce che fosse un chevalier arruolatosi volontario nella marina reale per espiare una misteriosa frode, per la quale era stato chiamato in giudizio davanti alla Corte Regia. Il fatto che nessuno potesse corroborare questa voce non impediva naturalmente che circolasse in sordina."

Claggart sviluppa nei confronti di Billy Budd un'avversione istintiva, che lentamente si traduce in un'ossessione malvagia. I motivi di ciò sono puramente psicologici:

"Che cosa infatti è più misterioso dell'avversione spontanea e profonda suscitata in certi mortali eccezionali dal mero aspetto di un altro mortale, magari inoffensivo, se addirittura non è provocata da questa stessa inoffensività?"

"In un elenco di definizioni, compreso nella traduzione autentica di Platone, un elenco attribuito a lui, se ne legge una: "Depravazione naturale: una depravazione secondo natura", definizione questa che, pur avendo il sapore del calvinismo, non dilata il dogma di Calvino fino a comprendere tutta l'umanità. Nelle intenzioni è evidentemente applicabile soltanto agli individui. Non molti sono gli esempi di questa depravazione forniti dalla forca e dal carcere. Per trovare esempi notevoli che non siano fatti della volgare pasta del bruto, ma invariabilmente dominati dall'intellettualità, è sempre necessario cercare altrove. La civiltà, soprattutto se austera, è propizia a questa depravazione, che si ammanta di rispettabilità.

Ma ecco quello che negli esempi eminenti indica una natura eccezionale: sebbene l'umore sereno e il portamento discreto stiano a indicare una mente soggetta in modo particolare alla legge della ragione, nel cuore nondimeno un uomo siffatto sembra insorgere contro questa legge, sottrarsene del tutto, aver ben poco a che fare con essa, se non per usarla come uno strumento ambivalente per realizzare l'irrazionale. Vale a dire: al conseguimento di uno scopo che nella sua sfrenata atrocità sconfina nella follia, egli si accinge con fredda lucidità e solida sagacia. Sono uomini pazzi, del tipo più pericoloso, perché la loro follia non è costante, ma saltuaria, evocata da qualche oggetto speciale; è protettivamente segreta, il che vuol dire che è tenuta sotto controllo, sicché, per giunta, quando è più attiva, non è per la mente comune distinguibile dalla sanità, viste le ragioni indicate sopra: qualunque sia lo scopo - e lo scopo non è mai dichiarato - il metodo e il procedimento esteriore sono sempre perfettamente razionali.

Ora qualcosa del genere era Claggart: in lui covava l'ossessione di una natura malvagia, non generata da una educazione pervertita da libri corruttori, da una vita licenziosa, ma insita e innata in lui, insomma "una depravazione secondo natura"."

"Invidia e avversione, passioni irriconciliabili secondo ragione, possono tuttavia scaturire congiunte come Chang ed Eng in un'unica nascita. L'invidia è dunque un tale mostro? Sebbene molti uomini sotto accusa si siano dichiarati colpevoli di orribili azioni nella speranza di vedersi mitigare la pena, è mai accaduto che qualcuno confessasse seriamente di essere invidioso? Vi è in essa qualcosa che, a giudizio universale, viene percepito come più vergognoso perfino di un crimine efferato. E non soltanto tutti la sconfessano, ma le persone migliori sono inclini all'incredulità, quando viene imputata sul serio a un uomo intelligente. Ma siccome l'invidia alberga nel cuore, non nel cervello, nessun grado di intelligenza offre garanzia contro di essa. Ma l'invidia di Claggart non era una forma volgare di tale passione. E neppure, investendo Billy Budd, aveva quella vena di gelosia apprensiva che sconvolgeva il volto di Saul intento a rimuginare turbato sul bel giovane David. L'invidia di Claggart colpiva più a fondo. Se con occhio torvo guardava il bell'aspetto, la gioiosa salute, la schietta esuberanza della giovinezza di Billy Budd, era perché tali qualità si accompagnavano a una natura che, come percepiva magneticamente Claggart, nella sua semplicità non aveva mai voluto il male, né sperimentato il morso reattivo di quel serpente."

"A eccezione soltanto di un'altra persona, il maestro d'armi era forse l'unico uomo a bordo intellettualmente capace di apprezzare in modo adeguato il fenomeno morale rappresentato da Billy Budd. E questa intuizione soltanto intensificava la sua passione che, assumendo multiformi aspetti dentro di lui, a volte prendeva quello del cinico disprezzo, il disprezzo per l'innocenza - non essere altro che innocente! Eppure da un punto di vista estetico ne vedeva il fascino, il temperamento coraggioso, libero e spontaneo, e volentieri l'avrebbe condiviso, ma ne disperava."

"Impotente ad annullare dentro di sé la forza primordiale del male, ma abile a nasconderla con prontezza, consapevole del bene ma incapace di attingervi, una natura come quella di Claggart, sovraccarica di energia come quasi sempre sono tali nature, che cosa poteva fare se non ripiegarsi su se stessa e, come lo scorpione del quale soltanto il Creatore è responsabile, porre fino in fondo la parte che gli era stata assegnata?"

Posta quest'ossessione, la situazione precipita. Claggart denuncia Billy Budd al capitano Vere come un sobillatore. Convocato, messo al corrente dell'accusa e sollecitato a discolparsi, "l'appello provocò in Billy soltanto uno strano gesto muto e un gorgoglio; lo stupore davanti a quella accusa che balzava all'improvviso sulla sua giovinezza inesperta; questo e forse l'orrore degli occhi dell'accusatore servirono a far emergere il suo difetto latente, intensificandolo in questa circostanza fino a trasformarlo in un blocco spasmodico, mentre la testa e l'intero corpo tesi nell'agonia dell'inutile sforzo di obbedire all'ordine di parlare e difendersi, davano al volto un'espressione simile a quella di una vestale condannata, nel supremo momento di essere sepolta viva e nella prima lotta contro il soffocamento." Incapace di proferire verbo, la sua reazione nei confronti dell'accusatore è un colpo alla testa che lo uccide.

Il capitano Vere è certo dell'innocenza di Billy, ma sa di dovere agire in maniera implacabile: ""Colpito a morte da un angelo di Dio! Eppure l'angelo deve essere impiccato!"." Egli convoca una corte marziale, e testimonia su quanto accaduto. Billy Budd non può che confermare la veridicità della testimonianza, giustificandosi in maniera semplice e onesta: "Il primo ufficiale, presiedendo il processo e volgendosi verso il prigioniero, disse: "Il capitano Vere ha esposto i fatti. Sono o non sono come afferma il capitano Vere?". In risposta giunsero sillabe non intralciate dal balbettio, come si sarebbe potuto prevedere. Eccole: "Il capitano Vere dice la verità. È come dice il capitano Vere, ma non è come diceva il maestro d'armi. Ho mangiato il pane del Re e sono fedele al Re". "Ti credo, ragazzo mio", disse il testimone, mentre la voce esprimeva un'emozione repressa da null'altro tradita. "Dio vi benedica per questo, vostro onore!", disse Billy quasi sopraffatto, non senza balbettare. Ma subito fu richiamato all'autocontrollo da un'altra domanda, alla quale rispose con la stessa difficoltà emotiva: "No, non c'era ostilità fra noi. Non ho mai provato ostilità verso il maestro d'armi. Mi dispiace che sia morto. Non intendevo ucciderlo. Se fossi riuscito a usare la lingua, non lo avrei colpito. Ma spudoratamente mi ha spiattellato in faccia vili menzogne alla presenza del mio capitano; dovevo dire qualcosa e potevo dirlo soltanto con un pugno. Dio mi aiuti!"."

Di fronte alla pena che gli ufficiali provano per Billy, e che egli stesso nel suo intimo condivide, il capitano Vere però assume un atteggiamento fermo: "Saremmo noi a condannare, oppure la legge marziale che opera per vostro tramite? Della legge e del suo rigore non siamo noi i responsabili. Il nostro giuramento di responsabilità è questo: per quanto la legge possa operare con inesorabilità in certi casi, noi l'osserviamo e l'applichiamo." Tale durezza è giustificata dalla necessità, legata alle circostanze storiche, di mantenere la disciplina e la soggezione dell'equipaggio: ""Signori, se anche ciò fosse chiaramente legittimo da parte nostra, date le circostanze, considerate le conseguenze di tale clemenza. Gli uomini" (riferendosi all'equipaggio della nave), "hanno un istinto innato; quasi tutti conoscono bene le nostre consuetudini marinare e tradizioni: come la prenderebbero? Se anche poteste fornire loro delle spiegazioni - e ce lo vieta la nostra posizione ufficiale - questi, a lungo plasmati da una disciplina arbitraria, non hanno quella rispondenza intelligente che potrebbe portarli a comprendere e distinguere. No, agli uomini il gesto del gabbiere, a prescindere dal termine usato nel comunicato, rimarrà un puro e semplice omicidio commesso in un flagrante atto di ammutinamento. Quale condanna debba seguirne, questo lo sanno. Però non è così. Perché? rimugineranno. Sapete come sono i marinai. Non penseranno alla recente rivolta del Nore? Sì. Sanno che l'allarme è fondato... conoscono il panico che si diffuse in tutta l'Inghilterra. La vostra sentenza clemente la considererebbero pusillanime. Penserebbero che indietreggiamo, che abbiamo paura di loro - paura di mettere in atto un legittimo rigore particolarmente richiesto in questa circostanza, per tema che scateni nuovi disordini. Che vergogna per noi questa loro congettura e quanto funesta per la disciplina! Vedete dunque dove, indotto dal dovere e dalla legge, io punti con decisione. Ma vi supplico, amici, non abbiatene a male. Per questo sfortunato ragazzo provo i vostri stessi sentimenti. Ma se egli conoscesse i nostri cuori, avrebbe addirittura uno slancio solidale per noi costretti dal dovere militare a un dovere così gravoso: lo ritengo uomo di natura tanto generosa"."

Billy Budd viene dunque condannato a morte e giustiziato. Egli affronta la sorte atroce con estrema dignità (" Non che, al pari dei bambini, Billy fosse incapace di concepire che cosa sia la morte. No, ma era del tutto scevro dalla paura irrazionale della morte, una paura prevalente nelle comunità altamente civili rispetto a quelle cosiddette barbare che, sotto tutti i punti di vista, sono più prossime alla natura intatta") e, "nell'estremo momento le sue parole, le sue uniche parole, parole pronunciate in modo assolutamente fluido, furono queste: "Dio benedica il capitano Vere!"."

La vicenda viene riportata dalla stampa nei seguenti termini: ""Il 10 del mese scorso, a bordo della nave di Sua Maestà Bellipotent, si verificò un deplorevole episodio. John Claggart, il maestro d'armi, scoprendo che in una sezione inferiore dell'equipaggio covava un complotto e che il caporione era un certo William Budd, egli - Claggart - nell'atto di accusare l'uomo al cospetto del capitano, fu per vendetta pugnalato al cuore dal coltello di Budd, estratto all'improvviso. "Il fatto e l'arma usata sono prove bastanti che, sebbene arruolato sotto un nome inglese, l'assassino non era inglese, bensì uno di quegli stranieri che adottano cognomi inglesi e che, per le attuali esigenze eccezionali di servizio, sono stati immessi in numero considerevole nella marina. "L'enormità del delitto e l'estrema malvagità del criminale appaiono ancora più grandi, se si considera il carattere della vittima, un uomo di mezza età, rispettabile e discreto, appartenente a quella classe di ufficiali minori, i sottufficiali, dai quali - e nessuno lo sa meglio dei signori ufficiali - dipende in così larga misura l'efficienza della flotta di Sua Maestà. Il suo era un compito di responsabilità, oneroso e insieme ingrato; la sua dedizione ancora più grande perché dettata da un forte slancio patriottico. In questo caso, come in molti altri al giorno d'oggi, il carattere di quest'uomo sfortunato confuta in modo esemplare, se mai fosse necessario confutarlo, quell'impertinente detto attribuito al defunto dottor Johnson, che il patriottismo è l'ultimo rifugio delle canaglie. "Il criminale ebbe la giusta punizione per il delitto. La prontezza della sanzione si è rivelata salutare. Non si temono disordini a bordo della Bellipotent"."

 

2.

Il moralismo puritano di Melville è evidente nella caratterizzazione dei personaggi. Billy Budd è l'incarnazione del bene, l'espressione della natura umana creata innocente da Dio e naturalmente incline ad essere benevola ed onesta; Claggart, viceversa, è l'incarnazione del male, il prodotto della depravazione dovuta all'influenza del demonio. Nonostante l'attenzione del lettore sia inesorabilmente catturata dall'interazione tra questi due personaggi, il personaggio-chiave è il capitano Vere. In esso infatti risalta con chiarezza la scissione tra la persona e il ruolo. Sotto il profilo personale, Vere è onesto intellettualmente e integro emotivamente. Il dubbio istillato da Claggart sulla natura sediziosa di Billy Budd si dissolve di fronte al comportamento disperato di questi, che attesta la rivolta dell'innocente contro un'accusa infamante. Nonostante ciò, il ruolo di capitano gli impone di giudicare oggettivamente il comportamento di Billy grave in quanto viola il principio del rispetto sacro dell'autorità militare e incarna il fantasma serpeggiante dell'ammutinamento.

Billy Budd, insomma, deve essere sacrificato sull'altare della ragion di Stato e della disciplina gerarchica. Egli, in un certo senso, è vittima meno del suo comportamento che non di una congiuntura storica, legata al malessere degli equipaggi e al diffondersi tra loro dei valori della Rivoluzione francese.

La condanna a morte è esemplare, per quanto profondamente ingiusta. Il capitano Vere nel suo intimo lo sa, e se ne duole, ma il bene supremo dell'ordine legittimo, la fedeltà al principio gerarchico che, all'epoca, regge il sistema sociale britannico, e l'intima avversione nei confronti dei valori illuministici gli impongono di tenere a freno le emozioni in nome di un'astratta ragione, identificata nella Legge.

Questo dramma della giustizia può apparire circostanziato e datato. Io penso invece che Melville abbia dato espressione ad un problema universale: la valutazione, sul piano della giustizia, della responsabilità individuale. Il comportamento omicida di Billy, oltre a non essere intenzionale, è evidentemente reattivo ad una provocazione infamante. Esso, inoltre, non ha alcun significato assimilabile ad una rivolta contro l'autorità costituita: colpendo repentinamente Claggart, Billy non attacca l'ufficiale bensì l'uomo che getta un sospetto infondato sulla sua fedeltà all'autorità.

Sul piano oggettivo, però, quel comportamento viola il principio dell'obbedienza intrinseco alla gerarchia militare, e formalmente non è distinguibile da un atto di ammutinamento. Sono le circostanze storiche a dare ad esso questo significato improprio e a promuoverne la valutazione.

Se si estrapola il problema dal contesto specifico, esso assume un significato generale. Il diritto occidentale è totalmente incentrato sulla responsabilità individuale. Posto che si diano criteri d'imputabilità (vale a dire la capacità d'intendere e di volere), un comportamento infrattivo della legge è univocamente colpevole. Nella valutazione giuridica, esiste la possibilità di tenere conto di circostanze che attenuano la responsabilità individuale, ma tali circostanze sono strettamente riferite al fatto criminoso, e non al contesto storico-sociale.

La criminologia contemporanea, eccezion fatta per alcuni studiosi che mantengono un orientamento sistemico, tende a negare l'incidenza dell'ambiente sociale, in nome del riferimento al libero arbitrio, per cui nessun soggetto può essere spinto deterministicamente a delinquere. Una messa in discussione di questa categoria, estremamente riduttiva, del libero arbitrio richiederebbe una revisione concettuale radicale dell'impianto del diritto penale.

La riflessione sulla responsabilità individuale nei confronti della Legge, che era uno dei temi portanti della cultura degli anni '70, è venuta del tutto meno nel nostro mondo. Il rifiuto di storicizzare e di sociologizzare i comportamenti infrattivi fa riferimento al fatto che, da ultimo, è l'individuo ad operare una scelta tra ciò che egli sa essere il bene - la norma - e ciò che sa essere il male - la violazione della stessa.

Si tratta di un riduzionismo psicologico nella misura in cui si fa riferimento ad una volontà libera che, nella realtà, è condizionata storicamente, sociologicamente e culturalmente.

L'atto criminale, in particolare per quanto riguarda la criminalità comune, corrisponde spesso alla difficoltà di Billy Budd di tradurre in parole le sue ragioni e i motivi della sua rabbia. Difficoltà questa che comporta l'oggettivazione mediatica dei fatti e la loro valutazione in termini univocamente pregiudiziali.

Melville, presumibilmente, era interessato più agli aspetti psicologici e morali della vicenda narrata, che non a quelli politici. L'invenzione letteraria però talora trascende le intenzioni dell'autore e porta alla luce problemi culturali e politici inquietanti.

Settembre 2004